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Leo Giannotti

Non c'è più tempo

Aggiornamento: 2 ago 2021

La devastazione avanza, minacciosa. Ci trova impreparati, sconcertati, impotenti. La bellezza è fragile, e svanisce davanti ai nostri occhi.


Era prevedibile. In Bassa Italia, l'area del Pollino è di grande pregio paesaggistico, e gli italiani, impossibilitati dalle misure di contenimento del COVID-19 a recarsi in luoghi più lontani, hanno optato per il turismo di prossimità, recandosi in gran numero nel Parco dei Parchi.



Al cuore del Parco del Pollino, la più estesa riserva naturale d'Italia e Geoparco UNESCO, si trova la Valle del Mercure-Lao, un bacino idrografico le cui acque si riversano, passate le Gole di Laino e Papasidero, nel Mar Tirreno. Si tratta di una valle intrinsecamente molto dotata dal punto di vista paesaggistico, il cui ingresso naturale, per il forestiero, è la Strada Statale 19, detta Strada Statale delle Calabrie, che attraversa Castelluccio Inferiore, si dirige verso Mormanno, raggiunge Campotenese, e finalmente arriva a Morano, nella lista dei "Borghi più Belli d'Italia" assieme a Viggianello.


Da Castelluccio Inferiore si diparte una via che consente di giungere su una cresta, la quale separa la Valle del Mercure-Lao dalla Valle del Frido. Tale via si chiama Strada Ruggio-Visitone, ed è l'oggetto delle mie riflessioni.



Ho percorso tale strada il giorno 21 agosto 2020. Ne ho conosciuto l'esistenza un anno prima, a fine inverno, per merito di una guida esperta e dotta, Giuseppe Cosenza, che mi accompagnò in auto e a piedi.


La strada è molto stretta, ma è agevole se a transitare è un solo veicolo e in un solo senso di marcia. Ogni trenta metri, piazzole di sosta consentono di godere di un panorama incantevole e sempre diverso, che si resterebbe a contemplare per ore.



Salire con l'auto è una gran comodità, è vero, ma lascia a taluni un senso di colpa. Lì la natura dovrebbe restare incontaminata. In una conversazione, un caro amico - forse esagerando, ma rendendo bene l'idea - mi diceva che è uno di quei posti in cui anche salire in bicicletta o a cavallo è troppo, e si dovrebbe salire solo a piedi, e poi - per rispetto - togliersi i calzari come in un santuario. Forse. Se l'obolo del pellegrino fosse sufficiente a mettere abbastanza pane sul desco...



A custodire simbolicamente tale via, si incontrano cavalli bradi. Si intuisce la presenza di animali selvatici. Chissà... forse lì si nascondono le linci...

La strada raggiunge Colle dell'Impiso (ovvero dell'impiccato), da cui parte un sentiero, innevato d'inverno. Poi la strada discende verso un bivio, che porta a Mormanno da un lato e Rotonda dall'altro.



Se fossimo in un museo in presenza di opere d'arte, ci sarebbe la sorveglianza. Non sarebbe consentito avvicinarsi ai capolavori. Ci sarebbe un biglietto da pagare. Qui, no. Niente di tutto questo, almeno sino ad oggi. È una bellezza per tutti. È una bellezza che premia chi la cerca, e non un diritto di tutti per cui basta pagare. Se sai cosa ti porta in questi luoghi, o se accompagni qualcuno che lo sa, visiti la bellezza che hai dentro. Tuttavia, la gratuità diventa presto un inconveniente.



Mentre ero lì a contemplare, ecco salire un'automobile a tutta velocità. Poi un'altra. Tante. Chi sale con queste auto non è lì per contemplare. Riderebbero in scherno all'idea di salire a piedi. Salgono come se fossero in autostrada. Guardano, ma non vedono. Vanno lì a zonzo, e vanno a mangiare al Rifugio. Salgono - con gran fracasso - motociclette. Salgono camper. Troppi.



Ecco rotto l'incanto. Perché uno dovrebbe prepararsi a salire in cima, fermarsi a contemplare il paesaggio e la natura? Per poi trovarsi in un ingorgo di auto a 1500 mt di altitudine? Per respirare i fumi dei tubi di scappamento?


Mi rammenta ciò che è successo a Matera, Capitale Europea della Cultura 2019. Pur bellissima, vittima del proprio successo, ha conosciuto gli ingorghi di traffico e di turisti. Mi rammenta tanti luoghi della Puglia, presi d'assalto dai vacanzieri.


La montagna non può accogliere masse senza soccombere. È questa la devastazione. Arriva nell'ignoranza e nella pochezza dell'anima di chi non sa, e nella nostra indolenza e nel nostro ritardo nel progettare un futuro di bellezza e armonia, che pure potremmo raggiugere.


Serve correre ai ripari, prima che sia troppo tardi, prima che l'immondizia raggiunga anche questi posti, che sono un patrimonio collettivo di bellezza.


L'Ente Parco c'è. I Sindaci del Parco anche. Serve conciliare le legittime rivendicazioni di lavoro dei residenti con quelle della salvaguardia della natura. È il problema chiave di questi nostri tempi, e in particolare dell'Italia.


Il giorno 14 agosto, il Presidente dell'Ente Parco Domenico Pappaterra aveva comunicato su Facebook il suo messaggio, segnalando un numero inaspettato di visitatori.


Da un lato, il fatto che ci siano visitatori - soprattutto considerato l'arresto delle attività economiche dovuto al lockdown - è visto come un fatto positivo. Dall'altro, però, ne scaturisce la preoccupazione, dovuta all'impatto antropico e anche al pericolo di incidenti. La strada è stretta e in certi punti - per fortuna pochi - a strapiombo.


A Colle Impiso, da dove partono le escursioni per i Piani di Pollino, non si riesce a parcheggiare. È follia. Un ingorgo in un luogo che dovrebbe rimanere incontaminato.


Si è creata una situazione di pericolo a causa della sosta dei veicoli, che ostruisce la carreggiata dell'unica strada esistente. La situazione, scrive Pappaterra, rischia di aggravarsi per Ferragosto, quando tantissima gente, anche del posto, si recherà in quella zona.


Il Presidente dice di averne parlato con il Sindaco di Viggianello Antonio Rizzo, pregandolo di verificare la situazione attraverso il Comando dei Vigili Urbani, e con il Maggiore Cristina Potenza che dirige il Comando Carabinieri Forestali del Parco, per intensificare i controlli.


Scattano le multe; badate bene, in un santuario naturale.


Il Presidente invoca l'attivazione di un Tavolo sulla Viabilità di Montagna per individuare la migliore soluzione dal punto di vista tecnico ed ambientale, e per definire i costi dell'intervento. Bene, ottima iniziativa. Ma è ormai Ferragosto. A settembre la situazione sarà diversa. ll problema del sovraffollamento è limitato a pochi giorni all'anno, mentre lo spopolamento della Valle è un problema endemico.


Io ritengo che serva interrogarsi costruttivamente e in maniera progettuale sul tipo di soluzioni da adottare per migliorare l'intera Valle del Mercure-Lao, da ogni punto di vista; interrogarsi sulle attività a valore aggiunto; temperare il fenomeno dello svuotamento demografico e dell'impatto antropico stagionale, considerando inoltre il tema fondamentale del Cambiamento Climatico.


Il Sindaco di Castelluccio Inferiore, Paolo Campanella, e l'Assessore Giampiero Sassone, sono particolarmente sensibili a quest'idea, e ci stiamo lavorando, intessendo relazioni a livello nazionale e internazionale. Solo dall'iniezione di intelligenza e bellezza, solo dalla concordia di 'indigeni' e 'alloctoni' può scaturire un futuro bello e sostenibile, che passi attraverso progetti di recupero ambientale, recupero architettonico e paesaggistico, nuove attività produttive, ricircolo di capitale umano fra la Valle e l'esterno, per esempio il Nord Europa.



Il problema della mobilità non è solo un problema della Strada Ruggio-Visitone. Serve valutare con specialisti anche il traffico veicolare pesante e la relativa regolamentazione in tutta la Valle.


Non c'è più tempo. Serve immaginare come sarà la Valle, come sarà il Parco, fra cinque anni. Serve pensare bene, e poi fare. È un compito urgente.


Il messaggio del Presidente Pappaterra, ovviamente, ha riscosso attenzione, ma non ha generato progettualità. È per questo che scrivo questa nota.


Le osservazioni al messaggio del Presidente Pappaterra vertono sulle soluzioni tecniche e sulle norme per influenzare il comportamento dei visitatori.


Tali osservazioni restano però estemporanee se non sono convogliate in una conversazione strategica guidata, in un processo strutturato. Anche tale processo è in elaborazione a Castelluccio Inferiore. Il mio intento è quello di contribuire a innescare tale processo.


Il Presidente ha chiesto a chi arriva dal versante lucano di parcheggiare le macchine in prossimità di Piano di Visitone e a chi proviene dal versante calabro di lasciare i mezzi nei dintorni di Piano di Ruggio. Ipotizza l'utilizzo di più navette, e la realizzazione di parcheggi adeguati. Parcheggi in un santuario naturale?


È questa la soluzione sostenibile? Quali sono le opzioni? Quali opzioni consentirebbero di azzerare l'impatto dei veicoli? Quali e quanti veicoli sono tollerabili? Quante persone dovrebbe poter accedere ai sentieri per garantire la qualità della visita? In un momento in cui si ipotizzano i tornelli per far fronte al turismo di massa, per esempio a Venezia, quale politica di accessi sarebbe adeguata a consentire il conseguimento armonico di diversi obiettivi strategici? Che ruolo possono giocare le Guide del Parco? Che ruolo possono giocare i giovani laureati originari della Valle? È possibile creare meccanismi di autofinanziamento? Quale formula di 'governance' sarebbe la più adeguata?


Voci critiche hanno osservato che occorreva preoccuparsi prima del problema dei possibili ingorghi, e non a pochi giorni dal Ferragosto.


Tali voci sostengono che esiste da anni una conclamata assenza di controlli sul territorio. Sostengono che la manutenzione delle strade è scarsa e così quella dei siti adeguati al parcheggio. Constatano che esiste una costante crescita del numero delle guide del parco, e si domandano se ciò sia positivo. Esprimono allarme nel notare che salgono sui monti turisti di ogni genere, i quali - rendendosi conto della possibilità di ritornare autonomamente - si sentono liberi di straziare, violentare, deturpare, un territorio che di per sé dovrebbe costantemente essere invece tutelato e salvaguardato con rigidi controlli. Da un lato negli anni si è cercato di allontanare il turismo di massa non dando la possibilità di creare strutture ricettive adeguate all'accoglienza e manutenendo la viabilità al minimo, dall'altro si è concesso però ai visitatori di agire indisturbati sul territorio.


In mancanza di campagne di sensibilizzazione, il turismo di massa, incontrollato, porta gente che spudoratamente sporca lasciando in giro di tutto, brucia porte e finestre al rifugio a Gaudolino, brucia pezzi di legna di Pini Loricati come fossero sterpaglia, si piazza e mangia sulle radici di alberi che dovrebbero essere considerati "monumenti". Moto e quad sono liberi di scorrazzare lungo i sentieri, anche innevati. È questo il turismo che vogliamo in Valle?


Per qualcuno la "soluzione" integralista per mitigare il trambusto di Ferragosto è chiudere allo "straniero", disincentivando così il turismo. È questa allora la via?


Fra i due estremi, per gestire la situazione, serve una riflessione intelligente e collettiva, per evitare misure che potrebbero costituire un rimedio peggiore del male e per non rimanere immobili.


C'è da essere felici che il Pollino venga frequentato e conosciuto, ma - è stato osservato - cosi come si comminano le sanzioni se ci si fa il bagno nella fontana di Trevi o se si danneggia un'opera d'arte, così bisogna sensibilizzare, educare e sanzionare chi si comporta male in montagna. Le sanzioni, ovviamente, non possono essere l'unica soluzione.


Il controllo delle presenze può tecnicamente avvenire monitorando il numero di smartphones agganciati sulla cella di telefonia mobile del Colle dell'Impiso. Gli accessi potrebbero avvenire solo per registrazione e pagamento di un contributo. Sono tante le opzioni da valutare.


Scriveva Guido Dorso, meridionalista:


"Esistono cento uomini d’acciaio, col cervello lucido e l’abnegazione indispensabile per lottare per una grande idea? ” (Ruit hora, 13.11.1943).


Serve intelligenza, concordia, un processo di confronto che stimoli la progettualità.


È un compito importante e urgente. Questa chiamata è per noi.






leogiannotti@gmail.com

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Sabato, 22 agosto 2020

Italia | Castelluccio Inferiore







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